giovedì 25 gennaio 2007

UNA CERTA TENDENZA DEL CINEMA ITALIANO

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"Funamboliche vicende di un'Italia multicolore; dal nero della cronaca, al giallo del poliziesco, passando per delitti passionali e scandali istituzionali. Forte nelle tinte, ma carica di sfumature, la variegata penisola cinematografica degl’ anni ’60/’70 ha saputo trovare, in se stessa e nei suoi eroi, forza e debolezze, passione e raziocinio, cercando sempre altrove e centrando sempre il bersaglio."
E. Lanzi

lunedì 15 gennaio 2007

ALLEGRO NON TROPPO

Giovedì 22 Febbraio '07 h.21 - Palazzo Trivulzio - via Dante,2 Melzo (MI)
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Titolo Originale: ALLEGRO NON TROPPO
Regia: Bruno Bozzetto
Durata: h 1.25

Nazionalità: Italia 1976
Premi: David di Donatello 1978, Premio speciale a Bruno Bozzetto
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"Allegro non troppo è l'unico film a episodi del regista, anche se questo non significa episodicità: se da un lato infatti può essere letto come la raccolta di sei cortometraggi tra loro, forse di proposito, abbastanza diseguali nelle scelte contenutistiche e nei risultati formali, dall'altro Allegro non troppo gioca su questa diversità per farsi valere come testo omogeneo, progetto forte, unitario, integrato, in cui la narrazione compatta sul piano sia della concettualità sia dell'intreccio le singole storie. Strutturato con degli inserti in bianco e nero di immagini dal vero, ambientate in un teatro e con attori in carne e ossa a introdurre le singole storie animate, il film mira, come la gran parte del corpus bozzettiano a smitizzare alcuni grandi temi dell'universo contemporaneo."
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"Ma se West and soda e Vip prendevano di mira i difetti della modernità e le contraddizioni della società attraverso la parodia dei generi cinematografici allora di moda, rispettivamente il Far West e il giallo d'azione, o ancor meglio il western spaghetti e il filone James Bond, Allegro non troppo, più che a un genere, a un personaggio o a un autore, guarda addirittura a un singolo film: il bersaglio della satira tocca stavolta al solo Fantasia (1940) di Walt Disney, dietro e davanti al quale Bozzetto può condurre postmodernamente uno spietato gioco di accuse, sottintesi, invettive, citazionismi, prese di posizione. In particolare, oltre al consueto rifiuto del manicheismo, del buonismo, del moralismo e del sentimentalismo presenti nei lungometraggi disneiani da Biancaneve in poi, Allegro non troppo sembra comunicare allo spettatore che in fondo Fantasia era solo una serie di sketch eterocliti, molto poco amalgamati e tenuti assieme dal tenue filo della figura reale di Leopold Stokowsky, un vero direttore orchestrale, il quale si limita retoricamente a presentare i brani musicali."


Del resto, lo stesso Bozzetto, che ha più volte ribadito di considerare Allegro non troppo il suo film migliore, ha affermato:

"Ho visto dodici volte Fantasia. Disney ha dato una illustrazione essenzialmente grafica della musica, mentre io ho cercato di raccontare delle storie. (…) È molto più difficile realizzare una storia seguendo la musica che non abbandonarsi alla fantasia grafica"

INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO

Giovedì 1 Marzo '07 h.21 - Palazzo Trivulzio - via Dante,2 Melzo (MI)
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Titolo Originale: INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO
Regia: Elio Petri

Interpreti: Gian Maria Volontè, Florinda Bolkan, Salvo Randone
Durata: h 1.52
Nazionalità: Italia 1970

Premi:
Oscar 1971 - Miglior Film straniero
Cannes 1970 - Premio speciale della giuria
David di Donatello 1970 - Miglior attore protagonista Gian Maria Volontè
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“Il film nasceva da un’idea che io e Pirro ci siamo più volte passati, l’idea della sfida che un assassino faceva alla giustizia. Il personaggio devenne poi, un poliziotto.
E’ l’aver rovesciato un tabù, l’aver, cioè, preso un poliziotto come emblema di criminosità, che ha fatto di Indagine un film politico. Perché invece il suo lato più interessante riguarda la descrizione di un meccanismo interiore, che tutti portiamo dentro, quelli che il potere lo esercitano, e anche i sudditi. Ognuno ha la sua fetta di potere e tende ad esercitarla in modo autoritario, poiché dentro di noi è disegnata una società repressiva che domanda continuamente una presenza paterna, facendo di tutti noi dei bambini (…)"
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"(…) Io credo che se Indagine ottiene ancora consensi è perché in esso c’è qualcosa che riguarda la nostra interiorità; in noi stessi quel personaggio è duro a morire. Posso spiegarmi il ripetuto successo televisivo del film solo così; altrimenti, se uno pensa alla difficile vita attuale dei poliziotti, e anche il logoramento cui è stata sottoposta la figura del poliziotto a partire da quell’epoca, il film dovrebbe sembrare antidiluviano. Poi, forse, nel film c’è un’aria storica. In quel periodo i film si facevano sull’onda di grandi movimenti di massa, non erano solitari, come oggi. Forse, nel film, c’è il clima duro di quegli anni di speranza.”

Elio Petri

Guarda uno spezzone del film:
indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto_promo

CRONACA DI UN AMORE

Giovedì 8 Marzo '07 h. 21 - Palazzo Trivulzio - via Dante,2 Melzo (MI)
.cinema arcadia melzo

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Titolo Originale: CRONACA DI UN AMORE
Regia: Michelangelo Antonioni
Interpreti: Massimo Girotti , Lucia Bose', Gino Rossi, Marika Rovsky, Ferdinando Sarmi, Franco Fabrizi
Durata: h 1.50 Nazionalità: Italia 1950
Premi:
Nastro d'argento 1951, Premio speciale a M. Antonioni e miglior Musica a G. Fusco
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cinema arcadia melzo

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"Il ricco marito di una signora milanese nutre sospetti su di lei e indaga.
Torbidi risvolti emergono dal passato sulla relazione che lei ha avuto con un compagno di studi, ora disoccupato.
I due si reincontrano. La fatalità li spinge verso il delitto ma non ce n’è bisogno. Eppure il rimorso li perseguita."
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"Sembra un giallo, ma il tema principale è l’impossibilità di capirsi e comunicare tra le persone, l’incomunicabilità che frantuma i sentimenti e distrugge la storia d’amore fra i protagonisti. Solitudine alla quale fa da contrasto il lusso dell’alta borghesia che accentua il dramma psicologico ed è lo sfondo del conflitto morale.
Un’ intensa riflessione sulla condizione umana immersa in un racconto serrato e coinvolgente ed espresso con immagini di struggente poesia. Un film che si distacca dal clima del neorealismo e si lancia nella innovazioni tecniche alla ricerca di un nuovo linguaggio adatto ai nuovi temi."
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guarda uno spezzone del film:
Cronaca di un amore_promo

MILANO CALIBRO9

Giovedì 15 Marzo '07 h.21 - Palazzo Trivulzio - via Dante,2 Melzo (MI)
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Titolo Originale: MILANO CALIBRO 9
Regia: Fernando Di Leo
Interpreti: Philippe Leroy, Lionel Stander, Frank Wolff, Mario Adorf, Barbara Bouchet, Gastone Moschin
Durata: h 1.41
Nazionalità: Italia 1972

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"Regolamento di conti all'interno di una banda di criminali italo-americani che agisce a Milano, imperniato su Ugo Piazza (G. Moschin) che, fatti tre anni di carcere, è sospettato dai suoi compari di avere intascato 300000 dollari in contanti.
Tratto dal romanzo postumo Stazione Centrale ammazzare subito di Giorgio Scerbanenco (1911-69), sceneggiato da F. Di Leo, è un film d'azione violenta con risvolti di critica e denuncia sociale e almeno una battuta fatidica ("Se si va avanti così, vedrai che dovranno creare l'antimafia anche a Milano"). Bella compagnia di attori tra cui spiccano G. Moschin, duro dall'ambigua aria di innocente, e F. Wolff nella parte di un commissario "vecchio stile".

M. Morandini
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"(...)E come sempre accade nei grandi film di genere, la descrizione di un microcosmo, di un ambiente preciso non fa che essere la cifra, la chiave di lettura di un’intera società. In Milano calibro 9 c’è tutto: c’è chi con stoicismo difende strenuamente il proprio onore fino all’ultimo (il personaggio di Chino/Leroy su tutti), c’è chi comanda fondando la propria rispettabilità sulla violenza e la minaccia (l’americano/Stander), ci sono le vittime, c’è il cinico calcolatore (Ugo Piazza/Gastone Moschin), l’istinto brutale (splendido Rocco/Mario Adorf), c’è chi tradisce e chi è fedele, chi predica e chi agisce. E l’occhio di di Leo è di un pessimismo senza appello: tutti sono condannati in un modo o nell’altro a perdere. (...)
(...) E la forza di di Leo sta proprio in questo, nel riuscire a dare credibilità e spessore ai suoi protagonisti senza ricorrere a sofismi psicologici, semplicemente scrutandone i volti e i movimenti, registrandone i silenzi e gli scatti incontrollati, facendoli emergere dalla banalità grottesca dei personaggi di contorno.
Ma aldilà dell’interpretazione di uno stuolo di attori grandi pur senza essere primedonne (tanto di cappello a Gastone Moschin, sguardo di ghiaccio e volto vissuto), un personaggio si impone su tutti: Milano. Un noir senza una grande città non ha quasi ragion d’essere, e qui come non mai di Leo riesce “a far vivere” Milano, riesce a coglierne, dai Navigli alle periferie, dal Pirellone alla stazione centrale, l’atmosfera plumbea, il grigiore sporco, quasi una cappa di fatalità e dolore che pesa su tutto... Del resto, i titoli dei film a volte parlano chiaro."
A. Spiniello

guarda uno spezzone del film:
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CADAVERI ECCELLENTI

Giovedì 22 Marzo '07 h. 21 - Palazzo Trivulzio - via Dante,2 Melzo (MI)
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Titolo Originale: CADAVERI ECCELLENTI
Regia: Francesco Rosi
Interpreti: Lino Ventura
, Paolo Bonacelli, Anna Proclemer
Durata: h 2.07
Nazionalità: Italia 1976
Premi:

David di Donatello 1976: Miglior regia a F. Rosi, Miglior Produzione a A. Grimaldi.
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D:"Nel romanzo ["Il contesto" di L. Sciascia] c’è una visione più pessimistica nel finale mentre nel film c’è una reazione della base comunista…"
F.R."Mi serviva per rendere chiaro quello che era alla base del libro di Sciascia e del mio film, ovvero il concetto che l’opposizione doveva fare l’opposizione e il governo doveva governare, mentre invece c’erano elementi di compromesso ai vertici del potere. La frase: “La verità non è sempre rivoluzionaria”, esprime il tentativo ai vertici del potere di mantenere l’egemonia senza far conoscere la verità alle masse per evitare una degenerazione destabilizzante l’ordine costituito.".
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"Penso che dalla maggioranza, se non da tutti i miei film, sia chiaro che quello che cerco di portare avanti è un discorso sul potere, sia all’interno del potere illegale mafioso, sia nel rapporto di complicità che lega il potere legale al potere illegale.(...)"
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F.Rosi

Guarda uno spezzone del film:
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Cadaveri eccellenti_promo2

I MOSTRI

Giovedì 29 Marzo '07 - Palazzo Trivulzio - via Dante,2 Melzo (MI)
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Regia: Dino Risi
Interpreti: Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman
Durata: h 1.27
Nazionalità: Italia 1963
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"Galleria di “mostri” pescati nella realtà quotidiana: dal padre che educa il figlioletto a fregare il prossimo all'avvocato cialtrone, dalla patronessa di premi letterari che mira solo a concupire i giovani letterati al pugile suonato... 20 brevi e brevissimi episodi nei quali si alternano V. Gassman e U. Tognazzi per satireggiare i miti e le contraddizioni degli anni '60. La commedia italiana in pillole, con ferocia “all'insegna della critica più sferzante, della satira più graffiante, senza un filo di forzatura o di compiacimento o di indulgenza o di complicità”
P. D'Agostini
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"(...)Sono molti, questi “mostri” di Dino Risi, sono una vena e propria galleria di tipi d’ogni giorno, non analizzati però nel corso di una vicenda vera e propria, ma isolati al centro di episodi brevi o addirittura brevissimi e costretti, a volte, entro i “limiti” della battuta e della barzelletta. Non tutti sono convincenti, non tutti sono costruiti con buon gusto; parecchi, anzi, svelano note stridenti, o troppo risapute e prevedibili, o troppo esasperate e fastidiose (in un clima di amara ed aspra polemica che suggerisce a stento la risata e l’allegria); alcuni, però, si fanno lietamente apprezzare per il sapore con cui ci evocano ambienti e cornici tipiche del mondo di oggi e personaggi facilmente reperibili fra le pieghe della realtà di tutti i giorni: l’attore, ad esempio, fatuo e borioso, insincero e sleale, il pugile “suonato” che si ostina a non lasciare il ring, il deputato ipocrita e sorridente capace di insabbiare uno scandalo senza darlo a vedere, il predicatore televisivo fedele alle dottrine del Padre Zappata, il marito due volte adultero, l’organizzatrice di premi letterari, ecc. ecc. La parodia, qui, è ghiotta e saporita..."
G.L. Rondi
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guarda uno spezzone del film:
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venerdì 12 gennaio 2007