lunedì 15 gennaio 2007

MILANO CALIBRO9

Giovedì 15 Marzo '07 h.21 - Palazzo Trivulzio - via Dante,2 Melzo (MI)
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Titolo Originale: MILANO CALIBRO 9
Regia: Fernando Di Leo
Interpreti: Philippe Leroy, Lionel Stander, Frank Wolff, Mario Adorf, Barbara Bouchet, Gastone Moschin
Durata: h 1.41
Nazionalità: Italia 1972

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"Regolamento di conti all'interno di una banda di criminali italo-americani che agisce a Milano, imperniato su Ugo Piazza (G. Moschin) che, fatti tre anni di carcere, è sospettato dai suoi compari di avere intascato 300000 dollari in contanti.
Tratto dal romanzo postumo Stazione Centrale ammazzare subito di Giorgio Scerbanenco (1911-69), sceneggiato da F. Di Leo, è un film d'azione violenta con risvolti di critica e denuncia sociale e almeno una battuta fatidica ("Se si va avanti così, vedrai che dovranno creare l'antimafia anche a Milano"). Bella compagnia di attori tra cui spiccano G. Moschin, duro dall'ambigua aria di innocente, e F. Wolff nella parte di un commissario "vecchio stile".

M. Morandini
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"(...)E come sempre accade nei grandi film di genere, la descrizione di un microcosmo, di un ambiente preciso non fa che essere la cifra, la chiave di lettura di un’intera società. In Milano calibro 9 c’è tutto: c’è chi con stoicismo difende strenuamente il proprio onore fino all’ultimo (il personaggio di Chino/Leroy su tutti), c’è chi comanda fondando la propria rispettabilità sulla violenza e la minaccia (l’americano/Stander), ci sono le vittime, c’è il cinico calcolatore (Ugo Piazza/Gastone Moschin), l’istinto brutale (splendido Rocco/Mario Adorf), c’è chi tradisce e chi è fedele, chi predica e chi agisce. E l’occhio di di Leo è di un pessimismo senza appello: tutti sono condannati in un modo o nell’altro a perdere. (...)
(...) E la forza di di Leo sta proprio in questo, nel riuscire a dare credibilità e spessore ai suoi protagonisti senza ricorrere a sofismi psicologici, semplicemente scrutandone i volti e i movimenti, registrandone i silenzi e gli scatti incontrollati, facendoli emergere dalla banalità grottesca dei personaggi di contorno.
Ma aldilà dell’interpretazione di uno stuolo di attori grandi pur senza essere primedonne (tanto di cappello a Gastone Moschin, sguardo di ghiaccio e volto vissuto), un personaggio si impone su tutti: Milano. Un noir senza una grande città non ha quasi ragion d’essere, e qui come non mai di Leo riesce “a far vivere” Milano, riesce a coglierne, dai Navigli alle periferie, dal Pirellone alla stazione centrale, l’atmosfera plumbea, il grigiore sporco, quasi una cappa di fatalità e dolore che pesa su tutto... Del resto, i titoli dei film a volte parlano chiaro."
A. Spiniello

guarda uno spezzone del film:
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